L’arte asiatica in genere non fa distinzioni tra arti maggiori e minori, creative e decorative. Sacra per essenza e ispirazione, abbraccia tutte le attività che sono frutto di perizia, dalla musica alla scultura, dall’architettura alla tessitura e all’ebanisteria.
L’artista non è come in Occidente, il genio affrancato da ogni disciplina che “crea quel che sente”, ma l’artigiano che cerca, e a volte raggiunge, la perfezione espressiva secondo regole codificate, considerate eterne.
L’arte, infatti, è sempre trasfigurazione della Natura (sia essa intesa come principio divino, ordine cosmico o mondo visibile), ed è quindi “convenzionale”, si esprime per segni e simboli immutabili, parla cioè il linguaggio con cui la Natura stessa si rende intelligibile all’uomo.
Questo linguaggio, canone di bellezza, varia ovviamente a seconda delle civiltà. L’arte indù è prevalentemente plastica e sensuale, l’arte islamica calligrafica e astratta, l’arte cinese pittorica e raffigurativa. Caratteristiche che, fatte salve reciproche influenze e alcune varianti, si riflettono anche negli arredi e negli oggetti comuni e quotidiani: un portale, un baule dotale, un armadio, un altare votivo, un letto, un tappeto.
di Franco Benvenuti
fonte: Marie Claire Maison n.4 – Giugno 2004