Qualche tempo fa ho trovato questo libro in una bancarella, un libro del 1979 destinato ad un pubblico giovane. Incuriosito ho iniziato a sfogliarlo e subito mi sono accorto di una sua caratteristica ad oggi molto strana; in questo libro si sottolineava quanto siamo differenti noi esseri umani fra un popolo e l’altro!
Mi rendo conto della delicatezza dell’argomento, ma mi ha lasciato qualcosa, un punto di vista che un tempo veniva proposto ai bambini ed oggi diventato tabù, voglio quindi provare ad affrontarlo.
Sebbene ci siano moltissime similitudini fra i vari popoli che vivono in un determinato contesto come per esempio un ambiente montuoso, un ambiente desertico e così via, determinate dalle esigenze base dell’essere umano come cibarsi, ripararsi dalle intemperie, cacciare e procreare, esistono piccole sfumature che cambiano completamente il modo di pensare di una società.
Negli ultimi anni mi sono accorto del fascino che suscita l’occidente con la sua società capitalista agli occhi dell’oriente e dello sforzo che fanno per assomigliarci.
Questo appiattimento ed uniformazione culturale però non è reale! Ci stiamo prendendo in giro da soli negando le nostre radici! Chi ha avuto la fortuna di viaggiare si sarà accorto di quanto sia facile trovare una pizzeria od un Mc Donald in ogni angolo della terra e di quanto sia altrettanto facile vedere ragazzi in t-shirt e cappellino girato al rovescio, ma che fine hanno fatto le bellissime tuniche in lino cinesi o i cappelli in canna palustre?
Ma da dove viene questa esasperata uniformazione culturale? Siamo diversi, ed è la diversità a rendere così belli i viaggi, è l’opposto a rendere visibile la strada in mezzo che ci unisce tutti, senza confronto non c’è crescita.
Ai nostri vecchi non sembrava vero di abbandonare le fatiche nei campi per una vita più “rilassante” in fabbrica, abbandonando il creare con le mani e la testa in nome del progresso.
Una trappola per gli uccellini si poteva fare con un rametto di nocciolo e l’uccellino catturato era un dono di Dio per quell’uomo,ora bisogna ammetterlo, la vita è molto più comoda, possiamo andare al supermercato e comprare una vasca piena di polli assassinati in chissà quale allevamento e non capire neanche che dietro ogni zampetta c’è una vita sprecata.
Non riesco più a vedere un futuro per questo tipo di mondo.
Studiando all’Accademia di Belle Arti di Venezia ho visto formarsi una generazione di artisti che per poter “vivere” dell’arte che è a mio avviso la massima espressione dell’ingegno umano si devono svendere alle gallerie proponendo quadretti che possano accontentare il pubblico pagante, così come quei grandi negozi che vendono mobili in cartone con linee “moderne” ed “accattivanti” che possano lusingare la nostra stupidità facendoci credere tutti “interior designer” (ho anch’io mobili in cartone in casa non preoccupatevi).
Concludo: la diversità è sempre stata il cuore pulsante di questo bel mondo, i diversi modi in cui l’essere umano si esprimeva, il gusto per il bello che va man mano scomparendo ed il creare con la testa, il cuore e le mani davano e danno ancora un senso alla vita e la rendono unica, bella e…. diversa!