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“Grazie Kandahar”– Reinhold Messner

Mai, in nessuno degli antiquari di Londra, Zurigo o Parigi o nelle capitali dell’Asia ho trovato tanta qualità come nei magazzini della Kandahar.
Gli oggetti e articoli che la Kandahar commercializza da più di 50 anni provengono dal Medio e dall’Estremo Oriente. Si tratta soprattutto di artigianato e antiquariato provenienti dalla Turchia, dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’India, dall’Indonesia, dal Nepal, dal Tibet, dalla Mongolia, dalla Cina. Con un occhio di riguardo per le popolazioni di montagna di questi paesi.
Si vede e si sente che lo spirito che ha guidato Andrea e sua moglie Marina nella scelta è stato quello di una ricerca pezzo per pezzo, eseguita personalmente durante i loro numerosi viaggi.
La passione per l’antiquariato li ha sempre spinti ad acquistare oggetti d’uso comune e quotidiano. Non è antiquariato orientale classico, ma bensì arte “povera” del nomade, del contadino, del montanaro, dell’uomo religioso. Dai grandi portali in cedro delle moschee lignee del Pakistan del nord alle coloratissime porte dei monasteri tibetani, dalle cassapanche in cedro finemente intagliate dell’Himachal Pradesh ai mobili con vivaci pitture floreali della Mongolia. Ma anche tutti gli oggetti d’uso quotidiano necessari alla vita di quelle popolazioni: tappeti, arazzi, tessuti, contenitori in legno e pietra, panche, tavoli e letti. Sono questi gli oggetti profani che ci fanno capire la vita di chi vive alle pendici dell’Himalaya, del Karakorum, dell’Ararat.
L’artigiano in Oriente non è solo il mero esecutore di oggetti, ma è l’artista che esprime la sua arte ed espressività secondo regole considerate eterne. I segni e i simboli che usa nelle sue creazioni provengono da un passato lontanissimo. Simboli, segni, tecniche di lavorazione frutto di rapporti commerciali al seguito delle numerose invasioni succedutesi in Oriente da Alessandro Magno a Genghis Khan, o allo scambio culturale avvenuto durante i tanti viaggi del veneziano Marco Polo. Segni e simboli che si tramandano da generazione in generazione e che poi ritroviamo spesso anche nelle arti e negli oggetti occidentali. Molti famosi artisti del nostro mondo sono stati influenzati da quest’arte povera, perché ricca di espressione. In questi oggetti, anche in quelli più semplici, troviamo un senso di ricerca del bello, del gusto, dell’armonia. La perfezione dell’elaborato è sublime.
La mia passione mi ha spinto spesso in luoghi sperduti, a contatto con etnie in via di estinzione, dal deserto del Rajasthan alle montagne Himalayane, dalle torride regioni tribali dell’India alle steppe del Caucaso, mai però sono riuscito a trovare ricchezze come quelle che ho potuto vedere presso la Kandahar ai piedi delle Dolomiti.
Ora che nella nostra società occidentale stiamo perdendo tutto ciò che è fatto con le “mani”, questi oggetti sono non solo diventati rari o introvabili ma sono un “know-how” che non deve essere perso. Dobbiamo salvarlo!
Ogni paese dell’Oriente ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità che poi si riflettono negli arredi e negli oggetti, comuni e quotidiani: un portale, una cassapanca, un baule policromo, un contenitore di legno, un tessuto ricamato, un tappeto. Tutti questi oggetti ci raccontano delle avventure della Kandahar, diventata con gli anni quasi involontariamente una vera collezione frutto della continua ricerca di tutto ciò che è antico, autentico e raro. Un museo vivo, a disposizione di tutti gli appassionati della cultura orientale.
Grazie Kandahar: è stato salvato il meglio di una cultura che si sta perdendo.
Reinhold Messner

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